Material House
Concept di Piero Lissoni, con Elisa Ossino
e con la collaborazione di Maria Porro
(18-23 aprile 2007)
Nella Material House dello showroom di via Durini 15 a Milano, Porro indaga, quasi al microscopio, le proprietà della materia.
Se negli anni scorsi l’azienda è stata impegnata in una ricerca compositiva volta ad estendere il proprio raggio d’azione verso nuove tematiche e nuove tipologie, non ha trascurato d’altra parte una riflessione profonda sul materiale.
Materiali semplici e naturali vengono sapientemente combinati con materiali ad alto contenuto tecnologico per raggiungere in ogni prodotto l’alto grado di estetica e funzionalità che rende immediatamente riconoscibile un progetto Porro. Attraverso un divertissement di Piero Lissoni, oggi Porro si propone di mettere in luce questo lato nascosto della propria ricerca, dedicandogli interamente lo spazio del proprio showroom milanese: un’indagine accurata e allo stesso momento poetica condotta dal progettista con Elisa Ossino e con la collaborazione di Maria Porro.
Parte da uno spunto letterario l’operazione di ricerca e reinterpretazione delle superfici di Porro: si tratta del dialogo finale tra il Gran Kan e Marco Polo tratto da “Le città invisibili” di Italo Calvino. La “Material House” è il punto di vista di Marco Polo che esplora il materiale, ne scopre le stratificazioni, ne legge la storia attraverso il colore e le imperfezioni. Materiali alternativi e fortemente espressivi, mobili di produzione industriale che diventano veri e propri pezzi unici, finiture eseguite a mano o con nuove tecnologie.
È una sensibilità che si ispira a Burri, Jannis Kounellis e Beuys, con contaminazioni che dimostrano come una forma pura possa essere reinterpretata attraverso un uso originale dei materiali.
Per la prima volta, Piero Lissoni e Porro si confrontano con elementi esterni al loro rigoroso bagaglio progettuale: da nuovi materiali come il ferro grezzo, la carta da parati, ed il velluto, a nuovi effetti cromatici, fino a nuove tecniche e lavorazioni che deformano, distorcono, martellano, graffiano i supporti arricchendoli di inusuali sensazioni tattili e visive. In un atto liberatorio e creativo, mobili prodotti industrialmente, privi di imperfezioni, sono trasformati nel loro intimo e arricchiti di tutti quegli errori e quelle particolarità occasionali che rendono unico e riconoscibile il prodotto fatto a mano. “Material House” nasce da una ritrovata manualità: è una “manomissione” in termini umani nei confronti dell’industria e della produzione seriale, per tornare alla bellezza e alla poeticità dell’imperfezione manuale.
Il risultato è una miscellanea nello stile della decorazione a cavallo tra il mobile deco e quello razionalista.
Ed è così che la struttura modulare di Modern si trasforma in un gioco di forme e colori; il tavolo Synapsis diventa un segno grafico attraverso l’uso del rosso e del bianco; la libreria Endless si ricopre di carta da parati; la cassettiera Unite D è sottoposta a “lavori in corso”.
E poi ancora: la seduta Truffle si tinge rosa cipria come un elegante piumino; il letto Lipla cambia d’abito e sceglie un tessuto originale; la chaise longue Nouvelle Vague porta le tracce di fotogrammi cinematografici; una composizione Load It è screpolata e invecchiata sui toni azzurro cenere.
Piero Lissoni, per una volta, abbandona le sue vesti di architetto e si trasforma in un sarto, che confeziona uno ad uno e con pazienza i suoi mobili, scegliendo liberamente tra un ricchissimo spettro di possibilità di personalizzazione. Non un esperimento fine a sé stesso, ma un’attività di ricerca alla scoperta di nuovi spunti creativi. Esito dell’operazione, una singolare serie di prodotti a tiratura limitata: pezzi numerati e, per qualche piccola ragione, diversi da qualsiasi altro presente sul mercato. Da possedere e collezionare.