Confini indecifrabili, geometrie rarefatte e ambientazioni sussurrate definiscono Immaterial House, la casa immateriale immaginata da Piero Lissoni, con la collaborazione di Elisa Ossino, all’interno dello showroom Porro duriniquindici.
Deriva da un nuovo atto di complicità tra il marchio milanese e il proprio progettista di punta, voluto come art director nel lontano 1989 e maestro indiscusso della leggerezza nel design, di un approccio minimalista che predilige la sottrazione successiva di peso e materia per ottenere creazioni dove la qualità, la piacevolezza estetica, le proporzioni si respirano in ogni dettaglio, l’istallazione destinata a rinfrescare come un soffio leggero, come un sogno ad occhi aperti, la movimentata settimana del Salone del Mobile.

In uno scenario completamente buio, illuminato attraverso fari che sparano da terra fasci di luce, si percepisce gradualmente una sottile ragnatela di filamenti: una trama leggera in tubolare metallico che si insinua tra gli elementi architettonici dello spazio espositivo su due piani a definire il profilo wire-frame di un’architettura appena accennata, costituita da 6 ambienti in tutto, scatole stilizzate dalle forme differenti abitate dai prodotti più conosciuti del catalogo Porro.

In un rilassante equilibrio tra pieni e vuoti, luce e ombre, interni ed esterni, Lissoni compone per Porro la sua nuova canzone. Una rarefatta melodia di oggetti, a suggerire che bastano pochi pezzi, dalla forte personalità, per trasmettere la calda sensazione di casa, un dolce nido che lascia ampio spazio alle relazioni ed gli scambi tra i suoi abitanti.

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